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Cosa è l'elaborazione del lutto?

Nel corso del ciclo di vita di un individuo ci sono delle tappe normative che tutti attraversano, una di queste è il lutto, che se non elaborato può portare a manifestazioni patologiche. La morte ha un forte impatto sull’intero sistema familiare e obbliga quindi alla costruzione di nuove trame narrative, che includano la perdita. In questo modo il sistema si muove verso l’integrazione dell’evento morte nella vita, per giungere alla costruzione di una nuova omeostasi familiare.

Il lutto è definibile come: “uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che è stato parte integrante della nostra esistenza”.

Socialmente c’è un diffuso atteggiamento del silenzio e della distrazione per poter dimenticare più in fretta, ma che non fa altro che amplificare il dolore e prolungarlo per anni, con il rischio di trasformarlo così in un evento irrisolto. Nonostante il dolore e lo struggimento rappresentino i primi luoghi abitati dalle persone in lutto, è necessario che queste abbiano a disposizione le giuste risorse, sia interne che esterne, per poterlo elaborare.

Il modello a cinque fasi di Ross ha permesso di delineare le fasi implicate nell’elaborazione del lutto che vanno dalla negazione e rabbia iniziale, verso una fase di contrattazione, patteggiamento ed infine accettazione. Ogni individuo ha poi modalità e tempi diversi in cui attraversa queste fasi. La maggior parte delle persone in lutto, in un arco temporale più o meno ampio, riesce ad attraversarle tutte, se ciò non avviene l’individuo va incontro ad una sindrome caratterizzata da un prolungato stress psicologico correlato alla perdita: lutto complicato o prolungato

Nell’ultima versione del DSM, le precedenti forme di lutto patologico sono state raggruppate in un’unica etichetta diagnostica alla voce “Disturbo da lutto complicato e persistente” che entra in diagnosi differenziale con il disturbo post-traumatico da stress e il disturbo depressivo maggiore. Esso si caratterizza per vissuti di estrema tristezza, angoscia legati a disturbi del sonno che persistono per un arco temporale di almeno 12 mesi.

Le sostanziali differenze tra una fisiologica elaborazione del lutto e una patologica non sono relative ai sintomi, ma alla loro intensità.

Quali sono i sintomi di un mancata elaborazione del lutto?

• Un persistente desiderio/nostalgia della persona deceduta.
• Preoccupazione per il deceduto.
• Preoccupazione per le circostanze della morte.
• Marcata difficoltà nell’accettare la morte.
• Provare incredulità o torpore emotivo riguardo alla perdita.
• Difficoltà ad abbandonarsi a ricordi positivi che riguardano il deceduto.
• Amarezza o rabbia in relazione alla perdita.
• Valutazione negativa di sé in relazione al deceduto o alla morte (es. senso di autocolpevolezza).
• Eccessivo evitamento di ricordi della perdita (per es. evitamento di persone, luoghi o situazioni associati al deceduto).
• Disordine sociale e dell’identità.
• Desiderio di morire per essere vicini al deceduto.
• Dal momento della morte, difficoltà nel provare fiducia verso gli altri.
• Dal momento della morte, sensazione di essere soli o distaccati dagli altri.
• Sensazione che la vita sia vuota o priva di senso senza il deceduto, o pensiero di non farcela senza il deceduto.
• Confusione circa il proprio ruolo nella vita, o diminuito senso della propria identità (per es. una parte di se stessi è diminuita insieme al deceduto).
• Dal momento della perdita, difficoltà o riluttanza nel perseguire i propri interessi o nel fare piani per il futuro (per es. amicizie, attività).

Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti

Come si risolve una mancata elaborazione del lutto?

La psicoterapia a breve o lungo termine, sia individuale che familiare può, in alcuni casi, combinarsi con la tecnica EMDR.

Questa tecnica mira alla desensibilizzazione di un ricordo traumatico ed è impiegata con successo anche nel processo di elaborazione del lutto.

Nello specifico però la psicoterapia familiare sembra essere il metodo più efficace, in quanto è in grado di promuovere la condivisione e lo scambio del dolore, inducendo al recupero degli interessi comuni. Ha come obiettivo quello di trasformare la perdita, che per sua natura separa, in un’opportunità di crescita per il sistema tutto.

Il sistema subisce un cambiamento radicale di fronte ad un lutto, poiché la stessa persona ha più ruoli nella famiglia allargata: si può essere contemporaneamente figli, genitori, fratelli, etc. e se il lutto può rappresentare talvolta un’opportunità di crescita e di grande cambiamento, altre volte può cristallizzarsi e allentare i legami familiari.

L’obiettivo della terapia è la ripresa di un funzionamento quotidiano non compromesso dalle emozioni tipiche vissute durante il lutto.