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Prenota primo incontroGià dalla formazione della coppia è possibile vedere come sono fortemente presenti le aspettative e le interpretazioni dell’individuo verso l’altro come partner prima, come marito e moglie e come genitori poi.
Si parla infatti di patto dichiarato e patto segreto all'interno della coppia come elementi in costante crisi e cambiamento per far sì che l'unione sia duratura.
L'arrivo di un figlio è una tappa critica nel corso della vita, nel figlio si ripongono le speranze di essere identificati come buoni genitori. La genitorialità è un compito complesso già per sua natura e lo diviene ancor di più quando i genitori si separano e devono riuscire a scindere il fallimento sentimentale e coniugale dal compito genitoriale. In situazioni di alta conflittualità, gli ex partner si demonizzano l’un l’altro, fanno dell'ex compagno/a il responsabile di tutto ciò che è accaduto alla loro relazione attribuendogli tutte le colpe.
Qui si evidenzia un paradosso: la volontà di interrompere un legame ma la necessità di confermare la propria esistenza attraverso l'altro, la soluzione è quindi tenerlo in vita attraverso il conflitto. In questa cornice da cui i genitori non riescono a sottrarsi, spesso non c'è spazio per l'espressione del dolore del figlio che ha perso l'immagine di mamma e papà come uniti e che deve quindi rielaborare la struttura familiare dal punto di vista emotivo e pratico.
Il figlio si trova in una triade conflittuale in cui sperimenta solitudine, indesiderabilità e imprevedibilità rispetto ai conflitti di lealtà che lui stesso prova. È in questa triade che il figlio cerca di adattarsi con dei movimenti di adattamento che possono avvenire su un continuum caratterizzato da tre polarità: dipendenza/autonomia, depressione/aggressione e alto basso funzionamento cognitivo unitamente al dilemma di lealtà.
Le varie posizioni che il figlio assume non sono da considerarsi stabili quanto invece intercambiabili e dinamici per diversi fattori. Nello specifico, sull'asse dipendenza-autonomia, il figlio può retrocedere rispetto ad alcuni obiettivi di sviluppo già raggiunti, in opposizione ad un'ostentata autosufficienza. Sul polo depressione-aggressione invece il figlio si ritira da attività sociali e relazioni, facendosi guidare dalla marginalizzazione e dalla solitudine isolandosi in sé stesso o al contrario reagisce al conflitto genitoriale con rabbia cercando di rendersi visibile ai genitori eccessivamente coinvolti nel conflitto.
In ultimo abbiamo il funzionamento cognitivo, solitamente valutato attraverso l’andamento scolastico, estremamente positivo o negativo. Queste strategie che il figlio mette in atto hanno l’obiettivo di richiamare l'attenzione dei genitori sul dolore che sta attraversando per via della separazione. Gli adattamenti difficilmente però funzionano, perché i comportamenti del figlio non vengono intesi come un bisogno, ma come l’ennesimo pretesto per colpevolizzare l'altro genitore del successo o insuccesso del figlio.
Il tentativo di placare il conflitto fallisce con anzi il rischio di aumentarne l’intensità. Il figlio nel tentativo di non schierarsi può allearsi con entrambi i genitori mantenendo separati i due mondi, oppure cercare di placare il conflitto nella speranza di riunire la famiglia. Il figlio può anche diventare un confidente consolatore nei confronti del dolore che i genitori non riescono a trattare, o addirittura divenirne il partner sostitutivo.
Proprio per via dell'alta conflittualità queste coppie possono ritenere utile rivolgersi ad un terapeuta al fine di migliorare la gestione del conflitto.
L'intervento terapeutico in senso stretto si propone come modello di cambiamento delle relazioni familiari in una funzione di aiuto e non solo come qualcosa di giudicante sulla fine del rapporto di coppia. La proposta di cambiamento va intesa da tutte le parti, come una sorta di riscatto familiare, facendo sì che i genitori si sentano in una posizione attiva di miglioramento.
La conflittualità genitoriale a seguito di una separazione non sembra essere altro che uno dei tanti eventi possibili nel corso dello sviluppo familiare non considerabile soltanto in termini negativi, ma è necessario porre attenzione agli attacchi denigratori tra i genitori e all'attribuzione delle colpe. Riconoscendo un ruolo attivo ai figli è possibile individuare prima i fattori di rischio e protezione nella salvaguardia del benessere del figlio, che è ciò che di buono rimane del legame.
Un intervento psicoterapia familiare può aiutare a elaborare un metodo efficace di condivisione del compito genitoriale, separandolo dalla dimensione di coppia che si è spezzata
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